Vi è perciò la diffusa esigenza di
superare il sistema politico fondato sui partiti, per sostituirlo
con un sistema politico nel quale lo stato sia fattore propulsivo
della massima democrazia possibile, producendo esso stesso gli
strumenti operativi per realizzare questo risultato: dall'informazione
sulla realtà dei problemi da affrontare alle possibili
soluzioni, ideate da candidati che, spontaneamente, si dichiarino
disponibili a rappresentare gli interessi del popolo, per governare
le soluzioni stesse, sotto il diretto controllo di altri rappresentanti
del popolo.
I candidati a rappresentare il popolo in questo modo
non devono essere professionisti della politica, ma specialisti
nel ricercare soluzioni a problemi reali di interesse comune.
E questi candidati avranno gli stessi obiettivi del
popolo se ne condivideranno gli stessi problemi e si sentiranno
costantemente verificati e giudicati da chi li ha eletti.
Per realizzare questa riforma dei rapporti tra governanti
e governati, è necessario modificare le attuali regole
di quei rapporti, cioè il sistema istituzionale mediante
il quale viene conferito il potere di governare.
Il primo carattere da modificare è il concetto
di rappresentanza che, oggi, è fondato sul sistema dei
partiti, come rappresentanti degli interessi di parti del popolo.
I candidati a rappresentare gli interessi di tutte
le persone devono essere scelti direttamente dagli elettori, mediante
la struttura dello Stato, che deve mettere a disposizione gli
strumenti per identificare i candidati, determinandone i requisiti
indispensabili e mettendoli nelle condizioni di proporsi all'attenzione
dell'elettorato, il quale potrà sostenere le loro candidature.
Candidature che devono diventare ufficiali quando siano sottoscritte
da un certo numero di elettori.
Anche per realizzare questa riforma nel nostro Paese,
è stata costituita una nuova iniziativa che, in questa
fase della nostra società, assume i connotati di una formazione
politica.
Ma l'obiettivo che ci dobbiamo proporre non è
soltanto quello di modificare il sistema politico, come espressione
della volontà della gente di impostare nuovi rapporti tra
governanti e governati per realizzare una democrazia rappresentativa
compiuta; non è soltanto quello di una riforma delle istituzioni,
mediante la quale lo Stato non sia controparte, ma rappresentazione
del popolo e strumento delle soluzioni da questo volute.
Il nostro obiettivo è anche quello di modificare,
con il consenso, il sistema sociale, il sistema civile, quello
economico, quello morale e quello religioso, con un progetto che
si realizza attraverso un processo di riforma complessiva e che,
perciò, non poteva che essere denominato Rinnovamento.
Ed il nostro Paese ha il popolo e le risorse per
dare inizio a questo processo: dopo il Rinascimento ed
il Risorgimento, alla fine del ventesimo secolo, l'Italia
può avviare un grande ed universale progetto di Rinnovamento.
Rinnovamento esprime
l'iniziativa politica che si propone di realizzare in Italia un
governo dello Stato il cui obiettivo sia il benessere dell'intera
comunità nazionale, per essere di esempio all'intera umanità.
Questa iniziativa si ispira ad una nuova concezione
della vita fondata sulla verità, sulla libertà e
sulla giustizia, come presupposti fondamentali affinchè
gli esseri umani possano realizzare la propria felicità.
Rinnovamento non
intende rappresentare, dunque, gli interessi dei propri aderenti
o dei propri dirigenti, non quelli di una parte del popolo, ma
l'interesse comune di chi lavora e produce e di chi non può
lavorare per infermità, impossibilità di
occupazione, anzianità od altri validi motivi e, quindi,
non può produrre.
Il suo obiettivo politico non è la direzione
dello Stato, ma la riforma istituzionale mediante la quale il
popolo possa governare lo Stato stesso attraverso propri rappresentanti.
Questa forza politica vuole essere, in sostanza,
lo strumento per realizzare la migliore democrazia rappresentativa
possibile.
Non un'aggregazione orientata alla conquista del
potere, dunque, ma uno strumento per consentire al popolo l'esercizio
del potere, tramite i propri rappresentanti democraticamente eletti.
Una proposta di democrazia moderna, fondata sulla
realtà attuale.
Si dirà: un altro partito!
Cercheremo di spiegare.
Intanto non si tratta di un partito, ma di un'iniziativa
che assume, in campo politico, i connotati giuridici di una formazione,
di un gruppo organizzato, che si propone, in modo democratico,
di realizzare un progetto di riformazione dei contenuti sociali,
civili e morali, dei quali ogni essere umano ha bisogno, ad incominciare
dal nostro Paese.
La causa per cui in Italia esistono tanti partiti
sta nel fatto che nessuno di essi rappresenta l'interesse comune,
quindi nessuno di essi è in grado di rappresentare la stragrande
maggioranza della gente.
Parliamo tanto di democrazia, ed allora perchè,
in Italia, non è mai emerso un partito denominato semplicemente
democratico italiano?
Forse perchè nessun partito ha mai rappresentato
o voluto rappresentare gli interessi comuni di tutti gli italiani?
C'è il partito dei benestanti, quello della
chiesa, quello degli operai, quello degli imprenditori, quello
dei finanzieri, quello dei pensionati, quello degli statali, quello
dei contadini.
Ci sono i partiti di sinistra e quelli di destra,
i riformisti ed i conservatori i quali poi, talvolta, si scambiano
i ruoli.
C'è chi pensa di poter governare per sempre
e chi, senza un progetto, vuole che non governi più nessuno.
Poi ce ne sono altri, ma non sono democratici o,
perlomeno, non parlano di democrazia.
Non esistendo alcun partito che rappresenti l'interesse
comune, non esiste nessun grande partito e comunque, nessuna forza
politica in grado di rappresentare gli interessi comuni della
stragrande maggioranza degli italiani.
Nessuno di essi esercita sufficiente attrazione:
perciò proliferano tanti partiti i quali, più che
altro, rappresentano interessi parziali.
Si potrebbe dire che le forze politiche italiane
rappresentano interessi corporativi di parti del popolo, perciò
assomigliano più a sindacati che a partiti politici.
I partiti, come mezzo di partecipazione del popolo
alle scelte di governo, avrebbero dovuto rappresentare degli strumenti,
non degli obiettivi!
Ma questo, evidentemente, non è stato e, probabilmente,
non può essere, né in Italia né altrove.
In Italia, in quasi cinquant'anni di repubblica democratica,
nulla è cambiato nei rapporti tra governanti e governati,
ed il potere dei politici ha assunto atteggiamenti e forme di
tracotanza ormai intollerabili.
Tutti diventano più democratici nei periodi
preelettorali.
E la stessa cosa accade, stando ai fatti, in tutti
gli altri paesi a regime democratico: da una parte l'enunciazione
dei principi di libertà e di giustizia sociale, dall'altra
una realtà costituita da fatti reali opposti.
Un motivo per cui abbiamo "voluto" presentare
Rinnovamento come gruppo politico organizzato è,
dunque, di carattere politico.
Un altro motivo è di carattere istituzionale.
L'attuale sistema di potere dei partiti trova la
sua origine nella Costituzione stessa della Repubblica Italiana
laddove sta scritto "tutti i cittadini hanno diritto di associarsi
liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale".
E le leggi elettorali conferiscono solo ai partiti
ed ai gruppi politici organizzati il diritto di proporre candidati,
con il risultato che i rappresentanti eletti al governo della
cosa pubblica sono quelli più funzionali ai partiti che
li sostengono.
Le stesse norme elettorali, proprio per salvaguardare
il potere dei partiti storici, sono congegnate in modo da rendere
quasi impossibile la candidatura proposta per la prima volta da
una nuova forza politica.
Infatti, solo alla seconda consultazione consecutiva,
una nuova forza politica, che nella prima abbia ottenuto almeno
un candidato eletto, può presentarsi su tutto il territorio
nazionale senza la sottoscrizione dei propri candidati per ciascuna
circoscrizione.
Così, i partiti tradizionali hanno il tempo
necessario per impedire il consolidamento di qualsiasi nuova forza
politica.
Ecco perchè abbiamo "dovuto",
con Rinnovamento, fondare un gruppo politico organizzato.
Questo spiega anche perchè questa nostra iniziativa,
pensata da tempo, viene presentata oggi, all'ultimo momento prima
della competizione elettorale: sarà più difficile
boicottare ed impossibile emulare.
Rinnovamento non
è stato voluto da nessuna chiesa, da nessuna impresa, da
nessun egoistico interesse personale, ma solo da chi si è
posto realmente l'obiettivo di cambiare le cose, nell'interesse
della stragrande maggioranza degli italiani e, se questi lo vorranno,
per essere di esempio per tutti i popoli della Terra.
Rinnovamento non rappresenta alcun gruppo finanziario,
alcun potere, alcuna corporazione.
Rinnovamento ha
esaminato i fatti ed ha studiato un progetto che intende porre
all'attenzione del popolo italiano.
Esso intende rappresentare l'interesse di tutti gli
italiani che vogliono impegnarsi ad accettare i costi necessari
per realizzare un generale benessere.
Non ha sede in nessuna capitale, ma in provincia,
presso l'abitazione del suo ideatore.
Non ha grandi risorse da impiegare, non capitali
da investire, solo la ferma convinzione che, se lo vogliamo tutti
insieme, noi tutti possiamo vivere meglio.
Avere grandi risorse a disposizione sarebbe stato
possibile, ma avrebbe significato rinunciare all'indipendenza
assoluta, all'incondizionamento.
I suoi fondatori non sono dei politici, ma gente
comune che ha realizzato, fino ad ora, tutto quello che ha progettato,
non solo per sè, ma anche per tutti gli altri.
La nuova concezione della vita, dalla quale trae
ispirazione questa iniziativa politica, è enunciata in
un testo intitolato "Pentakos", in vendita da oggi in
edicola ad un prezzo piuttosto elevato rispetto al costo, per
trarre le risorse necessarie per organizzare l'iniziativa politica
di Rinnovamento.
Il ricavato dalla vendita di questo testo, infatti,
è e vuole essere l'unica risorsa economica a disposizione
della nostra iniziativa.
Così nasce, dunque Rinnovamento.
Non ha una storia, non ha una tradizione e, in fondo,
forse è meglio così: non avrà bisogno di
rinnovare se stesso.
Esso trova, tuttavia, le sue radici e la sua causa
nella storia, costituita da tremila anni di sacrifici che i popoli
hanno dovuto accettare per ricondurre il sistema politico a quella
democrazia reale immaginata da tanti pensatori e, alla luce dei
fatti, ancora irrealizzata.
Rinnovamento ha un progetto: quello di dare un contributo
concreto alla rinascita, per tanti aspetti alla nascita, di una
nuova concezione sulla partecipazione dei governati al proprio
governo e, quindi, al proprio destino.
In prospettiva della prossima consultazione elettorale,
ci impegneremo per:
- presentare al corpo elettorale l'elenco dei
problemi da affrontare per realizzare l'obiettivo del massimo
benessere generale possibile;
- invitare chi ritenga di esserne capace e di
essere disponibile a presentare spontaneamente la propria candidatura
alla prossima consultazione; ci metteremo a disposizione per tutto
quanto è indispensabile dal punto di vista organizzativo;
- selezionare e presentare al corpo elettorale
un elenco di candidati e, per ciascuno di essi, i problemi che
si propone di affrontare, con le proposte delle possibili soluzioni;
- raccogliere sottoscrizioni sufficienti, in
tutte le circoscrizioni elettorali, per far partecipare i candidati
alla prossima competizione elettorale;
- ottenere un'ampiezza di suffragi tale da consentire
ai nostri candidati di poter incidere sulla principale delle riforme
istituzionali: quella, appunto, che riguarda il conferimento ed
il controllo del potere di governare.
Subito dopo la consultazione, se riusciremo ad ottenere
la forza politica sufficiente, presenteremo un progetto di riforma
istituzionale con i seguenti requisiti:
- alle successive elezioni, ogni candidato dovrà
presentare agli elettori un'ipotesi di programma che dovrà
contenere uno per uno gli obiettivi che il candidato stesso si
prefigge di realizzare nell'interesse di tutto il Paese;
- saranno proposti due rami del parlamento nazionale:
il primo, con funzione legislativa, composto dai candidati eletti,
il secondo, con funzione di controllo, composto dai primi candidati
non eletti;
- potremo avere, in tal modo, un sistema istituzionale
nel quale il corpo elettorale elegge due assemblee nazionali (appunto
i due rami del parlamento), una legislativa ed una di controllo;
un consiglio nazionale, nominato dall'assemblea nazionale legislativa,
con compiti di governo della cosa pubblica; un presidente del
consiglio nazionale ed un comitato esecutivo nominati dal consiglio
nazionale stesso;
- l'assemblea nazionale di controllo avrà
il compito di informare il corpo elettorale circa i problemi affrontati
e le soluzioni adottate dall'assemblea legislativa, rispetto alle
ipotesi in base alle quali i componenti dell'assemblea legislativa
sono stati eletti;
- i partiti politici potranno continuare la
loro attività di aggregazione, ma non come forze istituzionali
tese a mediare i rapporti tra l'Italia e gli italiani.
Così, verificando puntualmente l'operato di
coloro ai quali verrà conferito il potere di governare,
si potranno attenuare, forse eliminare, i conflitti tra chi governa
e chi è governato.
Se chi governa sarà consapevole del costosacrificio
che questo compito comporterà per se stesso, per provocare
risultati soprattutto per l'intera comunità nazionale,
allora terrà di meno al proprio potere personale e di più
alla soluzione dei problemi per cui è stato eletto.
Affronteremo i problemi attraverso tutte le fasi
che vanno dalla loro percezione, al loro riconoscimento, alla
loro soluzione ed alla verifica degli effetti delle soluzioni
adottate.
Li affronteremo sia in modo soggettivo che in modo
oggettivo.
Chiederemo alla gente, agli agricoltori, agli industriali,
ai commercianti, agli operai, agli impiegati, ai tecnici, ai filosofi,
agli economisti, ai medici, agli ammalati, agli anziani, alle
forze dell'ordine, ai giudici, come è meglio fare.
Lo chiederemo alle donne ed agli uomini, ai più
giovani ed ai più vecchi, alle casalinghe, ai risparmiatori,
a tutti quelli che lavorano ed a tutti quelli che non possono
lavorare.
Cercheremo di convincere tutti quelli che non vogliono
lavorare, che il loro benessere non può e non deve dipendere
dal lavoro degli altri.
Faremo di tutto per far conoscere la verità,
senza condizioni, senza travisare i fatti: riscriveremo e proporremo
una storia di verità, di libertà, di giustizia,
sul passato e, soprattutto, per il futuro.
Studieremo nuove proposte per risolvere i problemi
economici, per produrre maggiore ricchezza e per stabilire i meccanismi
per la sua destinazione, proponendo alla gente di guadagnare secondo
le proprie responsabilità e le proprie prestazioni, promuovendo
una giusta e concordata partecipazione alla ricchezza prodotta.
Proporremo il rispetto dei diritti e dei doveri:
il diritto di intraprendere liberamente, il diritto ed il dovere
di lavorare, il diritto alla cultura ed alla salute, il dovere
di osservare le leggi.
Combatteremo i delinquenti, i prevaricatori, i bugiardi
e gli opportunisti, perchè rappresentano i reali impedimenti
al benessere della gente.
Discuteremo, ma non accetteremo compromessi di alcun
tipo, adotteremo la prassi della verità come fattore essenziale
di rinnovamento.
E, ben sapendo di rischiare, abbiamo già pensato
a come difenderci.
Siamo consapevoli che uno dei primi effetti di Rinnovamento
potrebbe essere quello di metterci contro tutte le altre forze
politiche e non politiche italiane ed anche di molte non italiane.
Non è questo lo spirito con il quale Rinnovamento
è stato ideato e fondato, ma sapremo accettare e combattere
la denigrazione, la reazione di tutti coloro che avranno motivo
di ritenere di poter essere messi in discussione, finalmente sul
serio.
Rinnovamento ha
una causa originaria logica, perchè ha percepito e riconosciuto
i problemi reali, ha definito obiettivi realizzabili, ha un piano
per studiare le soluzioni e per produrre i mezzi per realizzare
risultati di interesse comune, ha una strategia ed una prassi
per organizzare i mezzi, seppur limitati, che potrà avere
a disposizione, intende produrre effetti concreti.
Vedremo se la gente vorrà continuare come
sempre fino ad ora, oppure vorrà realmente il cambiamento
e, insieme a Rinnovamento, la rinascita morale,
civile e politica del nostro Paese.
Infine, quando tutto questo si sarà realizzato,
ritorneremo da dove siamo partiti, senza chiedere nessun merito,
perchè avremo solo fatto il nostro dovere di esseri umani
intelligenti. |
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